MA QUANDO IL VECCHIO ALPIN |
Ma quando il vecchio alpin
va sul confin
col
tromboncin
per
tatticare
bella
non lacrimare
bella
non lacrimare
Ma quando il vecchio alpin
va sul confin
col
tromboncin
per
tatticare
bella
non lacrimare
con
tè ritornerà.
La
mia partenza
l’è
per Milano
dammi
la mano
dammi
la mano
La mia partenza
l’è
per Torino
dammi
un bacino
sì
sì ti sposerò.
MALEDETTO SIA IL PASUBIO |
Maledetto sia il Pasubio
che
l’è stato la mia rovina
con
quei tubi di gelatina
con
quei tubi di gelatina.
Maledetto
sia il Pasubio
che
l’è stato la mia rovina
con
quei tubi di gelatina
tutti
in aria faseva saltar.
E
voialtre vedovelle
ai
mariti non state a pensar,
che
ci siamo noi soldati,
che
ci siamo noi soldati!
E
voialtre vedovelle
ai
mariti non state a pensar,
che
ci siamo noi soldati,
per
potervi consolar.
MAMMA MIA VIENIMI INCONTRO Il motivo di questo canto è stato rintracciato dal coro della S.A.T. di Trento per interessamento del conte ing. Paolo Caccia Dominioni, che mise in contatto i fratelli Pedrotti con le persone che ricordavano esattamente il motivo musicale per averlo ascoltato dalla viva voce di un combattente, reduce dalla battaglia di Adua. |
Mamma mia vienimi incontro,
vienimi
incontro a braccia aperte:
io
ti conterò le storie
che
nell’Africa passò.
Era
il sei del triste maggio
ed
a Massaua siam sbarcati:
noi
altri
alpin siamo andati
in
Abissinia a guerreggiar.
Maledette
quelle contrade,
quei
sentieri polverosi:
sia
d’inverno, sia d’estate
qua
si crepa dal calor.
Baldissera
manda a dire
che
il nemico è sui confini,
c’è
bisogno degli alpini
per
poterli liberar.
Appena
messo piede a terra,
abbiam
sentito la triste storia
che
gli alpini con grande gloria
son
morti a crociat-et.
Se
avrem finite le cartucce,
che
ne abbiam centosessanta,
combatterem
all’arma bianca
e
grideremo viva il re.
Viva
il re e la regina,
la
pagnotta e la cinquina,
Menelik
dall’Abissinia
lo
vogliamo discacciar.
Lo
vogliamo discacciare
al
di là dei suoi confini
e
davanti a noi alpini
non
gli resta che fuggir!
MARCA VISITA |
Ohmmi… ohmmi… ohmmi…
ohmmi che mal de stomi
Ohmmi… ohmmi… ohmmi…
chissà
quando mi passerà!
Mi
passerà stassera
al
chiaror della candela.
Mi
passerà domani
davanti
ai Capitani…
Mmi
passerà i caserma
guardando
una bella serva…
Mi
passerà col tempo…
…
lasciando il Reggimento.
MARCIA ALPINA DELLE TOFANE |
Salve ombrose valli
salve
crode in fior,
saluto
a voi Tofane,
un
pensiero al primo amor.
Fuma
il Castelletto,
tuona
il Masarè;
su
compagni, alzin le trombe
il
nostro inno verso il ciel!
L’ultimo
sguardo all’orizzonte,
ove
riposi, o bel Cador,
prega
che i figli tuoi qui al fronte
sfidin la morte con onor!
MARCIA DEI CUSCRIT PIEMUNTEIS |
Fiöi, partuma sentì la fanfare
cun le trumbe ca sunu d'anturn
sensa gnogne 'mbrasè vostra mare
poi an marcia al segnal d'i tambür.
L'an d'invidia le lacrime a i' iöi
i cumpagn cn'a n'a strensu la man,
su marciuma, cantuma bei fiöi!
Rataplan, rataplan, rataplan!
ritornello
Difensur d' la nostra téra
gnün nemis an fa tramblè
sentinela a la fruntiera
fiur d'alpin e canuniè;
gün ramì d' la sira spalia
tribulà dal mal cadü
l'è 'l Piemunt che dà a l'Italia
sua pi bela giuventù.
Gnün d'Italia desidera guera
nè massacri nè scene d'urur
sun l'emblema d' la nostra bandiera
la speransa, la fede e l'amur.
Ma cul dì ca n' ariva difende
cul bun drit o l'unur d'italian
i l'avruma curagi da vende
Rataplan, rataplan, rataplan!
ritornello
Difensur d' la nostra téra
gnün nemis an fa tramblè
sentinela a la fruntiera
fiur d'alpin e canuniè;
gün ramì d' la sira spalia
tribulà dal mal cadü
l'è 'l Piemunt che dà a l'Italia
sua pi bela giuventù.
N.B. Il testo è stato corretto grammaticalmente dalla fanfara della "Taurinense" per facilitarne l'apprendimento della pronuncia.
MARMOLADA |
O la ch'la Marmolada
col cie' de nei soeng som,
el Pelmo e la Civetta
fesc segn a doet fodom gran sas
D'la Crusc e Putia da luntsc
vignum coesc soen Piz
de col d'la Vedla
i crep da cialts fines.
O la che Plan de Corones
i plesc d'istea vignung
ai lo e le nostes ciases
cal post ola che stung.
MONTE CANINO La linea melodica di questo canto è senza dubbio un esempio di grande forza creativa del filone della musica popolare, che in perfetta coerenza col testo rende "Monte Canino" uno dei più bei canti nati fra le truppe alpine. |
Non ti ricordi quel mese d’aprile,
quel
lungo treno che andava ai confini
che
trasportava migliaia di alpin:
“su,
su, correte, è l’ora di partir!”
Dopo
tre giorni di strada ferrata
e
altri due di lungo cammino
siamo
arrivati sul Monte Canino
a
ciel sereno ci tocca riposar.
Non
più coperte, lenzuola, cuscini;
non
più l’ebbrezza dei tuoi caldi baci;
solo
si sentono gli uccelli rapaci
la
tormenta e il rombo del cannon.
Alla
mattina il tenente fa la sveglia,
il
capitano raduna i plotoni,
e
sulle cime degli alti burroni
là
tutti assieme fucile si sparò!
“Se
avete fame guardate lontano,
se
avete sete la tazza alla mano,
se
avete sete la tazza alla mano,
che
ci rinfresca la neve ci sarà.”
E
più di dieci ne ho visti cadere
e
più di cento ne ho visti scappare;
là
si sentivano, sentivano gridare:
“Su, su, rendiamoci, se siamo prigionieri!”
MONTE CAURIOL |
Fra le rocce, il vento la neve
siam
costretti la notte a vegliar.
Il
nemico crudele e rabbioso
cerca
sempre il mio petto colpir.
Genitori,
piangete, piangete,
vostro
figlio è morto da eroe.
Vostro
figlio è morto da eroe
su
l’aspre cime del Monte Cauriol.
Il
suo sangue l’ha dato all’Italia
il
suo spirito ai fiaschi de vin.
Faremo
fare un gran passaporto
o
vivo o morto dovrà ritornar.
MONTENERO |
Spunta l’alba del sedici giugno,
comincia
il fuoco l’artiglieria,
il
Terzo Alpini è sulla via
Monte
Nero a conquistà.
Monte
Nero, Monte Nero,
traditor
della vita mia,
ho
lasciato la casa mia
per
venirti a conquistà!
Per
venirti a conquistare
abbiam
perduto tanti compagni
tutti
giovani sui vent’anni:
la
loro vita non torna più.
Il
colonnello che piangeva
a
veder tanto macello:
“Fatti
coraggio Alpino bello,
che
l’onore sarà per te!”
Arrivati
a trenta metri
dal
costone trincerato,
con
assalto disperato
il
nemico fu prigionier.
Ma
Francesco l’imperatore
sugli
Alpini mise la taglia,
egli
premia con la medaglia
e
trecento corone d’or…
A
chi porta un prigioniero
di
quest’arma valorosa
che
con forza baldanzosa
fa
sgomenti i suoi soldà.
Ma
l’Alpino non è vile
tal
da darsi prigioniero:
preferisce
di morire
che
di darsi allo straniero!
O
Italia, vai gloriosa
di
quest’arma valorosa
che
combatte senza posa
per
la gloria e la libertà.
Bell’Italia,
devi esser fiera
dei
tuoi baldi e fieri Alpini
che
ti danno i tuoi confini
ricacciando
lo stranier.
MOTORIZZATI A PIÈ |
Il sedici settembre
nessuno l’aspettava
la
cartolina rosa,
ci
tocca di partir.
Ci
tocca di partire
con
la tristezza in cuor
lasciando
la morosa
con
gli altri a far l’amor.
Da
Udin siam partiti,
da
Bari siam passati,
Durazzo
siam sbarcati
in
Grecia destinati.
Motorizzati
a piè
la
penna sul cappel,
lo
zaino affardellato,
l’alpino
è sempre quel.
Ma
pur verrà quel dì
che
canterem così:
finita
questa naja
a
casa a divertir.
NEGRITELLA |
Ti ho raccolto sulla montagna
negritella che sbocci al sol,
a una bimba dagli occhi neri
ti ho donato gentile fior.
Corto, corro alla cascatella
per trovare la pastorella;
odorosa nigritella
sei regina dei nostri cuor.
Mentre dormi nel tuo lettino
un dolce canto ti fa svegliar:
è un'arietta che vien dai monti
sol d'amore ti fa sognar.
Quest'arietta che vien dai monti
sol d'amore ti fa sognar.
Tralalallalalallalero
Questo è jodler del montanaro
che sull'Alpe riecheggerà,
ed il canto delle sorgenti
a noi l'eco ripeterà.
NOI DELLA VAL CAMONICA |
Noi della Val Camonica
noi
suonerem l’armonica
e
balleremo un po’
e
balleremo un po’.
Ricordi
Nineta
quand
serum soldà
la
luna e le stelle
parlavan
d’amor.
O
che bel fior, o che bel fior.
O
che bel fior, o che bel fior.
Ricordi
i baci che ci siam dati
alla
stagion dei fior
cara
morosa ti farò sposa
quando
ritornerò.
Le
donne e i fiori sono traditori
son
fatte per amar
cara
morosa ti farò sposa
quando
ritornerò.
E
su e giù per la Val Camonica
là
si sente, là si sente
e
su e giù per la Val Camonica
là
si sente cantar.
Noi della Val Camonica
noi
suonerem l’armonica
e
balleremo un po’
e balleremo un po’.
NON SARÀ PIÙ LA TROMBA Congedo |
Non sarà più la tromba
che ci sveglia la mattina
ma
sarà la mia biondina
che
mi viene a risvegliar.
Maresciallo
di picchetto
sulla
porta del quartiere
fa
suonar dal trombettiere
l’adunata
dei congedà.
L’adunata
è già sonata,
i
plotoni riuniti,
lasceremo
sti coscritti
con
i mesi che han da far.
Con
i mesi che han da fare
sotto
questa disciplina
dalla
sera alla mattina in piazza d’armi a faticar.
Addio
piazza d’armi
con
tutti gli ufficiali,
sergenti
e caporali
non vi vedrò mai più.
NOT EN VAL GARDENA |
Bela not en val Gardena,
le montagne le è tute d'arzent
ne la quiete pu serena
sento en canto portà chi dal vent.
Biondinelle 'namorade
nei visetti 'ndoradi dal sol
ne le baite profumade
l'allegrie voi sè del me cor.
NUM SEMM ALPINN… |
Num semm Alpinn, num semm Alpinn…
Ghe pias el vin, ghe pias el vin…
Gavem
l’innamurada, gavem l’innamurada…
Numm
semm Alpinn, num semm Alpin
ghe
pias el vin, ghe pias el vin
gavem
l’innamurada sempre visin,
sempre
visin!…
Tacà
al quartier, tacà al quartier
vicino
alla caserma, gavem ’na bella serva
gavem
’na bella serva, per far l’amor
per
far l’amor!…
Per
far l’amor, per far l’amor
senza
pensier, senza pensier
ghe
vor con del bon vino pien i biccerr!…
Pien
i biccerr!…
Cantare
e ber, cantare e ber
fare
l’amor, fare l’amor
ma
son per un Vecio Alpino un gran dover…
Un gran dover!…
NUI SUMA ALPIN Qui si intuisce come gli Alpini riescano ad esprimersi e operare anche dopo aver bevuto dei buoni bicchieri di vino che, se mai, contribuiscono a dare loro la carica necessaria per l'azione. |
Nui suma Alpin
am pias el vin,
tengo l'innamorata
vicino al quartier.
Vicino al quartier,
vicino alla caserma
tengo 'na bella serva
per fare l'amor.
O ARTIGLIERE |
Su, su ballate, su su cantate
se siete ancora da maritar.
No no, non canto, no no non ballo
perché il mio amore partì soldà!
Partì soldato d'artiglieria
e chi sa quando ritornerà.
Se io sapessi qual è la strada
per andarlo a ritrovar.
La strada è quella sulla sinistra
c'è una forcella da scavalcar.
E co' fu stata sulla forcella
un artigliere la incontrò.
O artigliere, bell'artigliere,
hai forse visto il mio primo amor?
L'ho visto ieri su la barella
che lo portavano a seppellir
E la putela, sentuda quela
l'è zo per tera dal gran dolor.
Su su rialzati, mia bella giovine
che sono io 'l tuo primo amor.
Non hai la faccia del primo amor
ma hai la faccia del traditor!
Ma io l'ho fatto sol per vedere
se sei sincera nel far l'amor.
Se fossi stato il mio primo amore
tu non dovevi fare così.
O bella figlia de la pastora
l'è questa l'ora di far l'amor!
O AUSTRIACI DI RAZZA GALERA |
O Austriaci di razza galera
inumani crudeli e senza cuor
rivendicaste
d’Italia il valore
e
col martirio di noi prigionier.
Una
palla mi ha colpito nel petto
nessun
piangeva vedendomi soffrir
e
quell’austriaco austriaco maledetto
voleva
certo a farmi morir.
Tengo
moglie con cinque bambini,
ti
raccomando di guardarli tu.
Quando
sarò in mezzo a quei assassini
mi uccideranno e non li vedrò più.
O CE BIEL CHISCHIEL A UDIN |
O ce biel, o ce biel çhisçhiel a Udin,
o
ce biel, o ce biel çhisçhiel a Udin,
o
ce biel çhisçhiel a Udin
o
ce biele zoventùt.
Zoventùt,
zoventùt come a Udin,
zoventùt,
zoventùt come a Udin,
zoventùt
come a Udin
no
s’in ciate in nissun lùc.
O
ce biel, o ce biel lusor de lune
o
ce biel, o ce biel lusor de lune,
o
ce biel lusor de lune
ce
il Signor nus a mandàt.
A
bussà, a bussà fantatis bielis,
a
bussà, a bussà fantatis bielis,
a
bussà fantatis bielis,
no
l’è frégul de pechat.
O CHE BELA MATINADA |
O che bela matinada
tut el ciel l’è seren!
Nass ’l sol e sona la campana
lontan
nella valle nera.
O
montagna dei bella
sei
l’amor
de
l’alpin
che
t’ha ’nsognada.
O FIETTE FÈ ’N BASIN… |
Quand pasa la fanfara
droevì
finestre e pogieui,
dì
na parola cara
a
costi bravi fieui,
e
lor par ricompensa
’o
faran di bei soris
e
vos per compiacensa
doi
oeji da paradis.
O
fiete fé ’n basin, basin,
a
costi bravi alpin,
ca
fan col brut mesté
d’rampié, d’rampié, d’rampié.
Se
l’han na piuma sola
son
fieui d’l’aota val
l’han
n’aria ca consola
lor
van, lor van, lor van,
lor
va per precipissi,
lor
van sensa tramblé.
Fan
mila sacrifissi,
ma torno mai an daré.
GORIZIA TU SEI MALEDETTA |
La mattina del cinque d’agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia le terre lontane
e
dolente ognun si partì
Sotto
l’acqua che cadeva al rovescio
Grandinavano
le palle nemiche
su
quei monti, colline e gran valli
si
moriva dicendo così
O
Gorizia tu sei maledetta
per
ogni cuore che sente coscienza
dolorosa
ci fu la partenza
e
il ritorno per molti non fu
O
vigliacchi che voi ve ne state
con
le mogli sul letto di lana
schernitori
di noi carne umana
questa
guerra ci insegna a punir
Voi
chiamate il campo d’onor
questa
terra di là dei confini
Qui
si muore gridando assassini
maledetti
sarete un dì
Cara
moglie che tu non mi senti
raccomando
ai compagni vicini
di
tenermi da conto i bambini
che
io muoio col suo nome in cuor
O
Gorizia tu sei maledetta
per
ogni cuore che sente coscienza
dolorosa
ci fu la partenza
e
il ritorno per molti non fu.
O MAMMA MIA |
O mamma mia dammi un bacio ancora…
O mamma mia dammi un bacio ancora…
Voglio
un bacio ancor… poi ti lascerò
ma
tu non pianger più che presto tornerò…
O
mamma mia son soldato alpino,
son
soldato alpino su pei monti andrò
ti
porterò un bel fior con un bacin d’amor.
E
la morosa mia l’è là che piange
piange
sconsolà nel vedermi andar
per
trenta mesi a fare il militar.
O GIARDINIERINA |
O giardiniera!
Bella, tu sei la mia sposa,
dammi una rosa,
una
rosa del tuo giardin.
Non è possibile
“bello” di darti sto fiore,
questo è l’onore,
l’onore
del mio giardin.
Dal tuo bel labbro
sboccian le dolci parole,
vieni Adelaide,
or vieni per fare l’amor.
O VILE MONTE NERO |
O vile Monte Nero
traditor
della patria mia
io
lasciai la mamma mia
per
venirti a conquistar.
Spunta
l’alba del sedici giugno
comincia
il fuoco l’artiglieria
il
terzo alpini è per la via
Monte
Nero a conquistar.
Appena
giunti a venti metri
dal
costone trincerato
con
un asalto intusiasmato
il
nemico fa prigionier.
Quanti
pianti infiniti
oggi
faran le nostre madri
anche
noi si può far da quadri
se
il destino ci ha lascià.
Ora
il nostro tricolore
sventola
sulla roccia
il
terzo alpini con gran forza
a
Tolmino volle andar.
Per
venirti a conquistare
abbiam
perduti molti compagni
tutti
giovani sui vent’anni
la
sua vita non torna più.
Sotto
il fuoco della mitraglia
siamo
andati tutti avanti
e
li abbiam presi tutti quanti
settecento
prigionier.
OEIH!… CAPOPOSTO… SCHIERA LA GUARDIA |
Oeih! Capoposto, schiera la guardia
rendi
gli onori ai vecchi soldaa…
Oeih!
là – a casa si va…
Oeih!
Capoposto, schiera la guardia
rendi
gli onori ai vecchi soldaa…
Vecchi
soldati, bravi guerrieri
ch’hann
terminato de fa ’l soldaa!…
vecchi
soldati, bravi guerrieri
ch’hann
terminato de fa ’l soldaa!…
Brutta cappella, vieni a pied’armi
presentatat’armi
non lo sai far…
Oeih!
là – a casa si va…
Non
lo sai fare come è prescritto
brutto
coscritto vatti a copar…
Quando
saremo alla stazione
l’artiglieria
spara il cannon…
Oeih!
là – a casa si va…
L’è
l’allegria dei vecchi soldati
malinconia
dei cappellon…
Oh! macchinista forza il diretto
che
al distretto ci hai da portar…
Oeih!
là – a casa si va…
Chè
non c’è firma né firmamento
Questo
è il momento, a casa si va!…
Quando
saremo a casa nostra
la
mamma nostra cosa dirà?
Oeih!
là – a casa si va…
La
dirà certo: Oh! Caro mio figlio
Hai
terminato di fare il soldà…
OH BARCAROL DI TRENTO |
Oh barcarol di Trento,
impresteme
la barcheta
che
vado in gondoleta
su
la riva del mar.
Mi
sì che te la impresto,
basto
che la ritorna,
la
barca se l’affonda
non
la ritorna più.
La
barca è ritornata,
cinta
di rose e fiori
con
dentro i cacciatori
del
7° alpin.
Del
7° alpini
del
Battaglion Cadore,
addio
mie belle more
non
ci vedremo più.
Sì,
sì ci rivedremo,
sarà
da richiamati
coi
zaini affardellati,
ci
rivedremo ancor.
OH DIO DEL CIELO |
Oh Dio del cielo,
se
fossi una rondinella,
vorrei
volare, vorrei
volare
in
braccio alla mia
bella.
Prendi
quel secchio
e
vattene alla fontana,
la
c’è il tuo amore, là
c’è
il tuo amore
che
alla fontana
aspetta.
Prendi
il fucile
e
vattene alla
frontiera,
la
c’è il nemico, la
c’è
il nemico,
che
alla frontiera
aspetta.
OH! CHE PENA, OIH! CHE DOLORE…! |
Oh! Che pena, oih! Che dolore
mi dà il sifol del vapore
oh!
Che pena, oh! Che dolore
mi
dà il sifol del vapore…
L’è
la partenza… - sì del mio amore,
chi
sa quando ritornerà!…
L’è
la partenza – sì del mio amore
chi
sa quando ritornerà!…
Tornerò ’sta primavera
con
la sciabola insanguinata…
Ma
se ti trovo… - già maritata
Oh!
Che pena, oih! Che dolor…!
Vò
pregar mattina e sera
fin
che torna la primavera…
La
primavera l’è già tornata,
ma il mio ben non torna più…!
OHI DELLA VAL CAMONICA |
Ohi de la Val Camonica,
noi
suonerem
l’armonica,
e
balleremo un po’
e
balleremo un po’.
E
su e giù e per la val
Camonica
la
si sente, e la si
sente,
e
su e giù e per la val
Camonica
la
si sente che cantar.
Ricordi
Ninetta
quand’eri
sul prà,
la
luna, le stelle
parlavan
d’amor.
Oh
che bel fior, oh che
bel
fior,
la
luna, le stelle
parlavan
d’amor.
Ricordi
i baci che ci
siam
dati
alla
stagion dei fior,
cara
morosa ti farò
sposa
quando
che tornerò.
Le
donne e motori son
traditori,
son
fatti per dannar,
cara
morosa sarai la
mia
sposa
quando
che tornerò.
E
su e giù e per la val
Camonica
la
si sente, e la si
sente,
e
su e giù e per la val
Camonica
la
si sente che cantar.
OI CARA MAMMA Da sempre l’Alpino ha cantato con semplicità, ma anche con un certo orgoglio, i momenti vissuti in guerra e in pace. Si sente quasi insostituibile quando descrive le varie situazioni esaltandone il loro contenuto, tanto da esprimersi come:
"Oi si si cara mamma no senza Alpini come farò?" |
Oi cara mamma
i baldi alpin van via
i
baldi alpin van via
e
non ritornan più.
Oi sì sì cara mamma no
senza
alpini come farò?
Guarda
la luna
come
la cammina
e
la scavalca i monti
come
noialtri alpin.
Oi sì sì cara mamma no
senza
alpini come farò?
Guarda
le stelle
come
son belle
son
come le sorelle
di
noialtri alpin.
Oi sì sì cara mamma no
senza
alpini come farò?
Guarda
il sole
come
splende in cielo
la
lunga penna nera
la
si riscalderà.
Oi sì sì cara mamma no
senza
alpini come farò?
OI, BARCARIOL DEL BRENTA |
Oi, barcariol del Brenta
prestame
la barcheta,
per
andare in gondoleta
su
la riva del mar.
mi
si che ve la presto
basta
che la ritorna:
se
la barca se sprofonda
no
ve la presto più.
La
barca è preparata
cinta
di rose e fiori,
ci
son dentro i cacciatori
del
settimo alpin.
Del
settimo alpini
del
battaglion Cadore,
vi
saluto belle more
non
vi vedrò mai più.
Ci
rivedremo ancora
forse
da richiamati,
con
gli zaini affardellati
non
ci vedremo più.
La
barca è ritornata
cinta
di rose e fiori,
ci
son dentro i cacciatori
del
settimo alpin.
OILÀ, MARUSKA! |
Brahmaputra! Himalaia!
cin, ciun, cin-ciun-cian.
Oilà, Maruska, muska mòia!
cin, ciun, cin-ciun-cian.
Naki, beki, Naki, beki,
cin, ciun, cin-ciun-cian.
Oh! là, ciun, ciun, cin-ciun-cian!